I giorni successivi alla battaglia per Weatherstone sono passati a cacciare ed a riparare parte di equipaggiamento e delle armi rotte oltre che a liberare il passaggio per il salone e per l’uscita che oramai era colpo mi maceria per l’incendio. Ce ne sarebbe voluta per risistemare il tutto un giorno, ma l’avrebbero fatto.
Lanciadifalco decide di prendere la spada del Re, era un simbolo e non poteva essere lasciata li. Il Re l’aveva fatta forgiata per sconfiggere i demoni di Zygofer e sebbene non fosse un sovrano della sua gente Lanciadifalco ne onorava la memoria con grande soddisfazione di Ferebald. quest’ultimo infatti era uno storico più che un religioso. Entrato in un tempio di Rust da bambino, come offerta dei genitori al culto, aveva coltivato una passione per la storia e le leggende delle Ravenland. Algarod per lui era il Re più eroico di tutti ed era partito per il nord proprio per capire come togliere la maledizione e permettere all’anima di un così grande uomo di essere libera.
Grazie alla compagnia ciò era avvenuto e Ferebald giurò così di servire la compagnia che gli aveva anche salvato la vita.
Fomentato da questi racconti e da un senso dell’onore non comune Lanciadifalco brandisce Mordiruggine non senza aver pregato le spoglie del Re per chiederne il permesso. Un colpo di vento si era improvvisamente alzato e la corona, ancora ben salda sul capo del sovrano, si mosse e cadde di lato.
Alla sera con rispetto e silenzio accendono una pira funebre così da ridare onore alle ultime spoglie mortali di Algarod.
Al 14 la compagnia, dopo aver in parte ostruito l’entrata al castello, riprende il proprio cammino per tornare al Picco d’Ambra. La sera prima del campo si trovano avvolti nella Nebbia Cremisi, riparano con molta astuzia e passano la notte sugli alberi più alti.