La piaga di Everrest e le streghe di Hexenwald

Tratto dal diario di viaggio di Samael Lama Nera…

Sono passati ormai un po’ di giorni da quando mi sono unito alla compagnìa del Cinghiale e, sebbene in un primo momento mi sentissi un pesce fuor d’acqua,ho cominciato ad abituarmi a questo variegato manipolo di avventurieri.

Bodlo è il capo compagnìa, un nano dal forte senso del denaro e dall’inclinazione al commercio, io non ho mai visto cadere per terra un singolo pezzo di rame nemmeno per sbaglio in sua presenza. Personalmente credo che abbia un amore talmente forte per il tintinnìo del denaro che se mi dicessero che in passato ha fatto affari poco puliti non stenterei a crederci. 

Eravamo accampati  da un paio di giorni a Weatherstone, la roccaforte di cui i miei compagni si sono autoproclamati Signori e padroni. Ilwyd meglio conosciuto come Occhi nel Vento, ci parlò di un villaggio a est di Weatherstone dove pareva che una minaccia oscura stesse affondando i suoi gelidi artigli nel cuore pavido dei suoi abitanti.

Bodlo, mosso dal suo assoluto e disinteressato senso civico, decise che era il momento di fare armi e bagagli e fare tappa proprio ad Everrest per vederci chiaro. Certo, non dubito del suo buon cuore, ma credo che la possibilità di guadagnare un po’ di moneta sonante gli sia stato di grande incentivo nel decidere questa meta. Per questo motivo credo che il suo slancio di solidarietà verso quei bifolchi non fosse poi così disinteressato come voleva farmi credere. 

Ad ogni modo ci incamminammo alla volta di Everrest e, dopo circa un giorno di cammino, fummo sorpresi da un brutto temporale sulle montagne. Decidemmo quindi di accamparci in una fenditura tra le rocce. Emmet si mise a pescare, dice che lo rilassa e in più riempie la pancia e questo non è affatto un male direi…

Anch’io, dal canto mio, mi diedi da fare e mi misi a cacciare. L’acqua non mancava di certo, con tutta la pioggia che avevamo preso durante quel giorno e ne facemmo tesoro riempiendone le borracce. Il cibo era un po’ più complicato da recuperare anche perchè non piove certo dal cielo no?

Quando le condizioni climatiche migliorarono e ripartimmo dirigendoci verso i boschi che ci separavano dal villaggio. Durante il viaggio costeggiammo un grande corso d’acqua che per qualche chilometro e alla sera, ormai stanchi , ci accampammo sulle sue rive. 

Non era ancora passata la mezzanotte, quando cominciai a sentire parecchi ululati provenire dalle profondità del bosco. Ero di guardia insieme a Spearhawk , colui che porta sul fianco la leggendaria Mordiruggine. Mi sentivo sicuro perchè ho visto di cosa è capace di fare in combattimento e la sua abilità con quella spada mi tranquillizzava molto. 

Mi allontanai leggermente dall’accampamento per capire se la minaccia era vicina e fu proprio quando alzai lo sguardo verso una grossa pietra che spuntava dal terreno che la vidi… Era una figura distorta avvolta nell’oscurità e in sella ad un lupo che giurerei fosse grande quasi come un cavallo. Anche se vedevo solo una sagoma nell’oscurità, sentivo i suoi gelidi occhi fissarmi tanto da instillare la paura nel mio cuore. 

Non riuscii nemmeno ad emettere un fiato, tanto era il terrore che mi stritolava il cuore. Mi voltai indietro per capire quanto fossi distante dai miei compagni e ponderavo quante possibilità potessi avere di sfuggire ad un simile orrore. Poi sentii un forte scalpiccìo allontanarsi nel folto del bosco e quando rivolsi nuovamente lo sguardo sulla roccia, quella figura non c’era più. Provai un grande senso di sollievo quando realizzai che ero non ero più osservato da nessuno e ringraziai gli dei per avermi dato la forza di rimanere lucido in un momento così spaventoso.

Feci l’unica cosa che potevo fare allora, corsi. Tornai immediatamente all’accampamento e, tra un respiro affannoso e l’altro, rivelai ai miei compagni che cosa avevo visto. 

Non accadde nient’altro quella notte, ma i continui ululati in distanza non ci lasciarono dormire bene e così l’indomani mattina con il sorgere del sole eravamo tutti più stanchi della sera prima ma ci rimettemmo ugualmente in marcia verso Everrest. 

Durante il proseguo del nostro viaggio ci imbattemmo in un manipolo di zombie e scheletri che affrontammo subendo anche dei danni… Gaverin infatti, era stato ferito gravemente e necessitava di riposo per riprendersi ma forzammo ugualmente la marcia… Ormai non mancava molto e verso sera finalmente giungemmo a destinazione. 

L’accoglienza fu tutt’altro che calorosa e, se devo essere sincero, mi infastidì parecchio. Compresi in seguito che le condizioni del villaggio erano critiche, una malattia strisciava tra i suoi abitanti e oltre a questo anche i non morti tormentavano chiunque tentasse di addentrarsi nei boschi circostanti. 

Chiedemmo riparo per la notte al Borgomastro e, seppur con riluttanza, ci diede un tetto sotto cui trovare riparo. Non sapevamo cosa ci aspettava l’indomani. Ci fecero depositare tutte le armi e soltanto il Possente Emmet si oppose dicendo che il suo martello l’avrebbe seguito ovunque. Così passò la notte da solo nella guardiola del villaggion a badare al suo martello e alle nostre armi. 

Durante il dialogo con il Borgomastro, Ilwyd , Bodlo , Emmet , Spearhawk e fratello Ferebald vennero messi a conoscenza della piaga che uccideva gli abitanti del villaggio trasformandoli in abominevoli non morti. Io nel frattempo non sentendo particolare empatia nè con gli abitanti del posto nè tantomeno con il Borgomastro, rimasi insieme a Gaverin e vegliare su di lui mentre era giaceva esausto su di un pagliericcio.

Ci barricammo in quella specie di catapecchia che era appartenuta in precedenza ad uno degli abitanti del villaggio e che successivamente si era trasformato in uno di quei mostri.

Non passò troppo tempo che ci ricongiugemmo con il resto della compagnia. Trascorremmo la serata a discutere sul da farsi ed a un certo punto, vedendo penzolare al collo di fratello Ferebald un ciondolo raffigurante il dio Rust, persi per un attimo il controllo e iniziai un’accesa discussione con Lui. Non posso sopportare le nefandezze che la chiesa di Rust da secoli ha commesso contro la mia gente. Gli vomitai addosso tutto il mio disprezzo per gli esseri umani ormai non curante del fatto che proprio alcuni dei miei compagni lo fossero.  

Fratello Ferebald non si scompose e, con una certa calma, non negò nulla delle accuse che gli avevo mosso ma mi stupì come con la stessa calma mi portò a ragionare su quello che la mia gente aveva fatto e quello che tutti gli altri popoli hanno fatto. Mi ricordò che la violenza chiama soltanto altra violenza e in questi tempi bisogna avere il cuore forte per non soccombere alle innumerevoli insidie che questo nuovo mondo selvaggio ci manda contro.

In quello stesso momento capii che lui non era il nemico ma un compagno in cui riporre la mia fiducia e dal quale riceverne. Così con il cuore e l’animo più leggeri andammo a dormire e finalmente riposammo fino al mattino. 

L’indomani partimmo per il bosco delle streghe , lasciando Ferebald insieme Gaverin ancora convalescente. Dopo una mezza giornata di viaggio sotto la pioggia battente giungemmo ad laghetto con una curiosa costruzione al centro. Sembrava una specie di capanna ma più simile ad una catapecchia. La si vedeva spuntare dal laghetto come fosse stata appoggiata lì su una roccia. 

Decidemmo di non curarcene e procedemmo verso est, la mappa indicava che eravamo ormai pienamente nel territorio delle streghe e non sapevamo che cosa ci aspettasse finchè non giungemmo ad una curiosa costruzione ricavata da una piccola collinetta. Mentre stavamo decidendo cosa fare spuntò fuori da dietro una porta una signora piuttosto in là con gli anni che si presentò come Silenzia che gentilmente ci invitò ad entrare a scaldarci e a mangiare qualcosa. 

Così, seppur increduli, entrammo dentro a questa bizzarra casa. 

Scoprimmo che la signora era proprio una delle 5 streghe di Hexenwald. Oltre a lei c’erano Astrid, Zora , Emmalina e Mab. Quest’ultima pare fosse la più selvaggia delle streghe e sebbene in un primo momento temessimo che ci fosse la sua mano dietro la presenza dei non morti , scoprimmo che invece lei era quella che li stava combattendo attivamente.

Tuttavia, c’era un mistero, che non riuscivamo svelare: chi stava risvegliando i morti ?

Dopo l’incontro con Silenzia decidemmo di procedere verso Nord seguendo il sentiero e incappammo in una struttura che un tempo era una sorta di palazzo e del quale non restava altro che una torre pericolante e per giunta pendente da un lato. 

Notammo che era abitata e decidemmo di provare a presentarci alla porta di ingresso. Eravamo un po’ allo sbando non sapevamo di preciso quali dinamiche vigessero in quei boschi e quando il buon Bodlo bussò alla porta della torre una voce al di là porta ci invitò ad andarcene. 

Certo non era educato non aprire neanche la porta per vedere chi è ma ammetto che Bodlo ha fatto in modo di sfoggiare tutta la sua notevole abilità da mercante per cercare di farci aprire la porta. Non ho mai visto nessun uomo insistere così nemmeno quando si fa la corte ad una bella donna… infatti lui è un nano e la sua proverbiale resilienza non l’ha fatto desistere fin tanto che la conversazione non è cominciata a diventare un po’ irritante perfino per noi. 

Decidemmo quindi di procedere con la nostra esplorazione senza una vera e propria meta.

In seguito facemmo visita alle altre streghe , Una si dimostrò amichevole e gentile e ci accolse nella sua capanna sull’albero. Ci disse di chiamarsi Astrid. Era bellissima. La dolcezza con cui suonava il violino ci incantò tutti quanti. Spearhawk più di tutti rimase incantato da quella donna e come dargli torto? Era l’incarnazione di una dea dai capelli rossi come il fuoco e dalla voce soave come un usignolo. 

Ci diede rifugio per la notte e ci disse che se volevamo provare a trovare una cura per la malattia che affliggeva Everrest forse sua sorella Zora , ci avrebbe potuto aiutare vista la sua familiarità con le pozioni e i filtri magici.

Ho detto sorella perchè siamo venuti a sapere che le 5 streghe che abitano questi luoghi sono davvero sorelle.

Prima di andare a dormire Astrid si divertì a leggerci il futuro nel fondo delle tazze di tè che ci aveva offerto e rimanemmo tutti un po’ turbati per le parole che ci disse. Qualcuno sarebbe stato la causa della morte di un amico, qualcun altro avrebbe visto scorrere parecchio sangue sul suo cammino… insomma pensieri poco piacevoli ci accompagnarono il sonno. 

Stanchi ma rifocillati andammo tutti a dormire sotto lo sguardo vigile del gatto di Astrid, il quale aveva qualcosa di strano e di inconsueto per un gatto domestico ma non ce ne curammo più di tanto , i gatti sono pur sempre gatti no ? 

Al mattino seguente, grazie ad Astrid, incontrammo Zora con la quale discutemmo della malattia che causa la non morte e le chiedemmo aiuto. Sebbene i suoi modi strambi stessero mettendo a dura prova i miei nervi, mantenni la calma e dopo aver preso accordi con lei ci congedammo. 

Decidemmo di tornare al villaggio per riunirci com Ferebald e Gaverin i quali però proprio mentre ci stavamo incamminando comparvero dal sentiero da cui eravamo arrivati anche noi il giorno precendente. Cercai di ragguagliarli sulla situazione e proprio mentre stavamo parlando ci si presentò dinnanzi una donna bionda distinta , di bell’aspetto e vestita come una nobildonna. 

Costei si presentò come Emmalina, la signora della torre di Hexenwald. Riconoscemmo subito la voce, era proprio la stessa persona alla quale il giorno prima avevamo tentato di fare visita nella torre pericolante a nord del laghetto di Hexenwald.

Si scusò per il suo comportamento del giorno precedente e venne dritta al punto. Aveva bisogno del nostro aiuto a recuperare un oggetto a lei caro. Ci chiese di recuperarlo dalla tana della temuta Mab, la sorella più anziana, colei che vigila i boschi. 

Ci raccontò una storia a riguardo di una sesta sorella uccisa da Mab e che costei era la legittima proprietaria di quest’oggetto, una statuetta.

Sebbene, non vi fossero particolari motivi per non credere alla sua storia, considerata la natura di Mab, Ilwyd percepì qualcosa che strideva nel racconto di Emmalina. 

Facendo appello alle sue doti di Druido, Ilwyd, tentò di leggerle il pensiero ma purtroppo lei si accorse che le stava facendo qualcosa di strano e concluse seccamente la conversazione. Disse che se volevamo aiutarla ci sarebbe stato parecchio argento ad aspettarci e questo fece palpitare il cuore di Bodlo. Detto questo si congedò dicendoci di portare un biglietto alla porta della sua torre con scritta la nostra decisione.

A quel punto, quando fummo da soli, Bodlo insistette per andare a recuperare l’oggetto per conto di Emmalina. Ormai per lui la cosa importante era ricevere un compenso… d’altra parte Weatherstone non si ricostruirà soltanto coi buoni propositi. Quindi decidemmo per lo meno di andare verso nord a cercare il luogo in cui era ubicata la tana di Mab. Magari , pensavo , sarebbe stata più collaborativa di quello che si vociferava in giro.

Ad ogni modo durante la nostra incursione nel bosco venimmo attaccati da un branco di zombi e scheletri … la cosa strana era proprio che sembrava che ce l’avessero solo con Ilwyd. Lo proteggemmo come potevamo ma un brutto colpo lo ferì gravemente e fini a terra a quel punto la furia dei non morti si scatenò anche su noi altri.

Il coraggio dei miei compagni non venne meno e uno per uno si schierarono a combattere senza sosta fino a che l’ultimo di quei mostri non fu distrutto. Io non sono un’uomo d’arme nè tanto meno uno stregone potente come Gaverin. Mi limitai quindi a fare del mio meglio tenendomi a distanza e attaccando con il mio arco corto.

Alla fine della battaglia fratello Ferebald si prese cura di Ilwyd ed egli si risvegliò. 

Tornammo in fretta sui nostri passi e discutemmo sul da farsi. Pensavamo che l’unica persona che potesse sapere di più su questa storia era Silenzia la seconda sorella in fatto di anzianità. Andammo da lei, ci rifocillò a dovere e le chiedemmo spiegazioni sulla 6° sorella della quale nè lei nè Astrid, nè Zora avevano alcuna memoria. Il piano di Emmalina cominciava a delinearsi. 

Ci aveva manipolati e sebbene il nostro buon senso ci aveva inconsciamente allertati, non avevamo le prove che stessero realmente così le cose…

Pensammo quindi di giocarle un brutto tiro. Dopo aver salutato e ringraziato nuovamente Silenzia, e allontanati debitamente da casa sua, decidemmo che era ora di usare un tocco un po’ meno delicato per svelare i piani di Emmalina.

Il piano consisteva nel distrarre Emmalina alla torre e mentre gli altri compagni si sarebbero cimentati nel tenerla occupata, io e Spearhawk , ci saremmo introdotti nella torre di nascosto. 

Devo dire che per un cavaliere delle terre proibite , Spearhawk ha dimostrato le abilità necessarie a fare il “mestiere” e così con un po’ di fortuna e un po’ di abilità riuscimmo ad introdurci furtivamente nello studio di Emmalina proprio mentre lei era stata distratta dagli altri dovendoli accogliere al piano di sotto. 

Non so bene di cosa abbiano parlato mentre noi rovistavamo nello studio ma ad un certo punto trovai un diario che parlava a grandi linee di vita eterna e altre cose simili… Decisi che era una prova fondamentale da portare al cospetto delle altre streghe e così me lo intascai. 

C’erano un sacco di altre cose interessanti a cui dare la libertà di avere un altro proprietario… Ma il tempo era poco e lo spazio nello zaino ancor meno. 

Come due ombre io e Spearhawk ci ritirammo dalla finestra dalla quale eravamo entrati e strisciammo giù dalla torre sperando che gli altri comprendessero che fosse tempo di ritrovarci ma qualcosa purtroppo andò storto. Non so bene come sia andata la situazione ma sta di fatto che Emmalina deve aver notato che qualcuno le aveva spaccato la finestra per entrare nel suo studio e le aveva preso l’unica cosa della quale si sarebbe accorta subito della mancanza. Perciò si scatenò una lotta furibonda. 

Con le sue arti oscure finalmente rivelatesi, Emmalina diede vita agli 8 scheletri seduti rispettivamente su altrettanti troni, posti in cerchio nella sala in cui c’erano i miei compagni.

Il combattimento fu feroce e sanguinoso ma Emmalina, grazie ad Ilwyd e Gaverin fu tenuta a bada ed indebolita al punto che dovette rifugiarsi nel suo studio per leccarsi le ferite. 

Gli scheletri come degli automi cominciarono a menar fendenti in continuazione al punto che Ilwyd e Gaverin furono colpiti mortalmente. Fu allora che Spearhawk coi suoi incredibili sensi acuti (per essere un uomo s’intende) senti dei rumori provenire dalla torre, forse le urla di dolore di Ilwyd , forse il suono sordo del martello di Emmet che polverizzava gli scheletri uno dopo l’altro o forse lo scudo di Bodlo che continuava a resistere agli incessanti attacchi ad ogni modo si allertò e decise di tornare sui nostri passi.  

Furono proprio le azioni di Emmet e Bodlo che ci diedero il tempo di accorrere in loro soccorso. Quando giungemmo sul pianerottolo della torre, dopo aver superato le tortuose scale che ci conducevano ad esso, mi infilai con l’arco in mano subito all’interno della stanza e vidi lo scenario che mi si parava dinnanzi: c’era molto sangue per terra, Ilwyd aveva perso una gamba e Gaverin, giaceva a terra con una ferita profonda alla pancia mentre Bodlo ed Emmet che tenevano a bada gli scheletri rimanenti mostrando le loro incredibili doti di guerrieri. 

In quel preciso momento, mentre entrai nella stanza, Spearhawk dietro di me all’ingresso della torre , fu attaccato di sorpresa da Emmalina che nel frattempo si era lanciata in prenda ad un raptus omicida dalla finestra sovrastante il portico.

Il suo attacco fu feroce e fulmineo e ferì gravemente Spearhawk. A quel punto tentai di colpirla di sorpresa con una freccia ma la feci solo infuriare ancora di più tanto da mutare perfino nell’aspetto in un orribile mostro dagli occhi iniettati di sangue e dagli artigli pronti a squartarmi in un sol colpo!

Tentò di colpirmi e mi difesi con il mio arco parando il suo colpo ma compresi che le frecce avrebbero potuto fare ben poco in quel momento, così sguainai la mia spada e il mio pugnale tentai di tenerle testa in un corpo a corpo senza esclusioni di colpi. 

Ci ferimmo entrambe ma alla fine la colpii prima con una coltellata al fianco e poi con un fendente alla spalla facendola accasciare a terra in un lago” di sangue. 

Mi voltai a fronteggiare gli scheletri insieme a Bodlo ed Emmet e in men che non si dica li finimmo tutti quanti. Nel frattempo Spearhawk ripresosi dal brutto colpo perse completamente il lume della ragione e corse via dalla torre gridando impazzito “Mostro mostro mostro!!!” e andò a rifugiarsi nell’unico posto in cui sapeva di trovare ristoro, la campanna di Astrid.

Nel frattempo mi lanciai su Ilwyd e Gaverin cercando di fermare il sangue che sgorgava dalle loro ferite e con un l’aiuto di Emmet e Bodlo riuscii a fermare le emorragìe. 

Non restava che eliminare la strega dandole il colpo di grazia ma Emmet me lo impedì e forse proprio il suo buon senso ci salvò tutti quanti dalle ire delle altre sorelle…  

La piaga di Everrest e le streghe di Hexenwald
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